Ma allora perché
Sfortuna volle che il prototipo di questa vettura si incendiasse durante una prova con a bordo il senatore Giovanni Agnelli che, spaventato dall’accaduto, licenziò il povero Lardone e bandì “per sempre” la trazione anteriore dalla produzione Fiat. Il progetto fu ripreso ed ultimato, con una meccanica classica, da Dante Giacosa e portò alla nascita della celebre “Topolino”, ma il diktat riecheggiò a lungo alla Fiat. Giacosa però era convinto della validità della trazione anteriore e nei primi anni ‘60 riuscì a convincere anche i dirigenti della casa degli evidenti vantaggi del nuovo schema meccanico ed ottenne di poter procedere a patto però che, ad evitare ogni danno di immagine alla Fiat, a produrre la nuova vettura fosse la consociata Autobianchi.
Così nel 1964 vide la luce
Il motore anteriore in posizione trasversale fece aumentare in modo considerevole lo spazio all’interno dell’abitacolo, che non dovendo più ospitare la scatola del cambio e l’albero di trasmissione si presentava piatto e con un inconsueto spazio per le gambe ai posti anteriori. Ma i vantaggi maggiori si notavano guidando la vettura che risultava più leggera e quindi più scattante e veloce e faceva risaltare le doti del “vecchio” propulsore di 1221 cc e 48 cv mutuato dalla 1100D.
La trazione anteriore rendeva poi assai facile la guida rendendo la vettura più stabile con traiettorie più pulite e facili da correggere, non risentendo del sovrasterzo con cui devono combattere da sempre le trazioni posteriori. Non paga di queste novità
La carrozzeria era classica, presentando ancora le pinne al posteriore e la griglia anteriore scorporata dai fari più alti, tuttavia non appariva eccessivamente superata, grazie ad una estrema pulizia e leggerezza, agli interni moderni e razionali ed a particolari estetici come maniglie, paraurti e fregi tutti di nuovo disegno.
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L'ampio portellone posteriore ottenibile sulla Primula |
Prima di lei ci furono le note “Mini” e “Traction Avant” a muovere i primi passi in questa direzione, ma si può tuttavia affermare che molte delle moderne vetture devono qualcosa alla modesta Primula.
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